Storia

Come e dove nasce l'O.A.M.I.

L’OAMI nacque a Lourdes in una notte d’agosto nel 1959.
Al termine di una giornata di servizio, come Assistente Spirituale della UNITALSI, Don Nardi era andato alla Grotta a pregare, sconvolto da tutto il dolore che aveva incontrato lungo quelle giornate.
Gli ripassavano davanti alla mente le persone che aveva visto ed ascoltato: tanti malati, bambini, giovani, anziani
Ad un tratto si trovò vicino una mamma anziana e sofferente, che spingeva a stento la carrozzina nella quale era il proprio figlio pluriminorato. Quella mamma ripeteva fra le lacrime, implorando la Madonna: “Chi si prenderà cura di questo mio figlio quando non ci sarò più io?”. Don Nardi pianse e pregò con lei.
Nello stesso pellegrinaggio, durante il viaggio di ritorno da Lourdes, in treno, ebbe un altro incontro determinante. Percorrendo il treno durante la notte si accorse di una giovane che stava tentando di aprire lo sportello del treno in corsa: era una giovane di Viareggio, Pina, che – colpita da sclerosi multipla, disperata perché a Lourdes non aveva ricevuta la guarigione – voleva morire. Appena laureata, priva di mezzi di sostentamento in quanto il padre aveva abbandonato lei e la madre, non riusciva ad accettare il futuro in cui vedeva, col progredire inesorabile della malattia, solo sofferenza, solitudine, segregazione dalla vita normale: chi le sarebbe stato vicino, chi si sarebbe preso cura di lei, quando la mamma, già gravemente malata, non ci sarebbe stata più? Il ricovero in un cronicario, l’emarginazione a vita la spaventava troppo, voleva morire.
Pina fu la prima ospite di Casa Serena, la prima Casa Famiglia per disabili in Italia.
Così raccontava Pina quella triste notte di agosto:
Di ritorno da Lourdes, col treno rosa, d’un tratto, mi vidi disperatamente sola, piena di giovinezza e di strazio, così mi portai, inosservata, vicino allo sportello del treno, con l’intento di aprirlo e buttarmi dal treno in corsa. Mentre stavo premendo la maniglia dello sportello, mi sentii bloccare il braccio, mi voltai. Vidi due occhi fissi su di me, sbarrati, che si andavano riempiendo di lacrime fino a traboccarne. Erano gli occhi di Don Nardi, che allora conoscevo appena come Presidente dell’UNITALSI e organizzatore dei treni rosa. Entrando in quel vagone aveva subito notato la stranezza della mia posizione ed era subito accorso: appena in tempo. Seppi in seguito che in quel momento, scattò in Don Nardi la decisione di dare vita alla casa-famiglia. Entrai il 7 dicembre del 1964 a Casa Serena, la prima ospite della prima Casa-famiglia dell’OAMI”.
Fu da quegli incontri – certo voluti dalla Provvidenza- che nacque l’idea della Casa-famiglia, un ambiente che ricreasse il clima della famiglia per chi fosse rimasto solo nella malattia, non autosufficiente.
La preghiera piena di fede, cosparsa di lacrime di quella mamma e di tante altre mamme come lei … la sofferenza profonda e sconvolgente di quella giovane e di tante altre come lei, … la loro disperata invocazione di aiuto, unite alla preghiera di coloro che volevano farsi prossimo di chi soffre, furono ascoltate dalla Madonna: ottennero il Miracolo, nacque l’O.A.M.I.: un’opera d’amore a servizio della sofferenza.
L’inizio storico dell’O.A.M.I. viene fatto risalire al 30 dicembre 1960. In questo giorno il conte Filippo Bargagli Petrucci di Firenze offrirà a don Nardi l’ex scuderia della sua tenuta agricola di Pian di Scò. Il nostro prete fiesolano gli aveva infatti chiesto se poteva mettergli a disposizione un suo immobile per realizzare una casa-famiglia.
Ecco, al riguardo, la testimonianza di Anna Maria Maggi, sin dai primi passi dell’OAMI accanto a don Nardi ed attuale Presidente:
“Quel giorno don Nardi aveva raggiunto Pian di Scò (AR) accompagnato dai miei genitori e da me. Era una giornata umida, grigia e freddissima; la costruzione, da tempo abbandonata, era circondata da una fitta sterpaglia di rovi ed erbacce. L’interno – due stanzoni maleodoranti con alcune greppie in ferro ancora ancorate al muro, altre a terra, i solai del primo piano quasi tutti sfondati o pericolanti – era assolutamente inagibile… ma don Nardi si illuminò e abbracciò di gioia il conte che certo non si aspettava un simile entusiasmo (e posso assicurare che obiettivamente non ce n’era motivo!! a meno che non si guardasse lontano come certo era riuscito a fare don Nardi…). Successivamente, sentito il suo ingegnere, il conte propose a don Nardi di costruire la casa-famiglia ex novo su un terreno di sua proprietà, in memoria della mamma Ersilia… iniziò così la costruzione di Casa Serena Ersilia Bargagli Petrucci, che fu inaugurata ufficialmente e in forma solenne il 23 settembre del 1964, prima casa-famiglia dell’Opera, prima casa-famiglia d’Italia per persone disabili.
Casa Serena fu costruita a totale carico (meno il costo delle piastrelle della cappella) del conte Filippo.
Per l’avvio dell’attività di accoglienza – le prime ospiti cominciarono ad arrivare alla vigilia della festa dell’Immacolata del 1964 – le disponibilità economiche di Casa Serena consistevano in 12 mila lire in contanti e 5 milioni di debito col mobiliere, senza alcuna previsione di poter ricevere alcuna retta dall’ente pubblico, ma solo gli assegni familiari o le pensioni di reversibilità per le aventi diritto. Per il futuro si poteva contare solo sulla Provvidenza!

Tuttavia l’entusiasmo era grande in tutti, i volontari si avvicendavano con continuità e gli aiuti che arrivavano erano sufficienti a far fronte alle spese. Le prime ospiti si sentivano delle “privilegiate.” Tra queste ci sarà Giuseppina Pagnini (1924-1986), quella giovane neo-laureata che aveva tentato il suicidio su un treno dell’U.N.I.T.A.L.S.I.; con lei troviamo anche Vara e Sabina. In ‘quel’ momento, in ‘quella’ struttura, la maternità della Chiesa accoglieva tre realtà di donne colpite rispettivamente: da una sclerosi a placche, da una grave disabilità conseguente a un intervento operatorio (con abbandono del marito), da un tumore al midollo spinale.

Accanto al primo centro residenziale si formò anche un esteso movimento di sostegno. Per tale motivo nel 1963 era stato promosso un primo nucleo di volontari che, il 20 febbraio del 1965, darà vita in modo ufficiale all’Opera Assistenza Malati Impediti.

Don Nardi aveva così raggiunto due importanti traguardi: da una parte aveva fondato in Italia la prima casa-famiglia per disabili, e dall’altra era riuscito a dar vita a una ‘Famiglia allargata’ dalla quale, con il tempo, si realizzeranno molti nuovi progetti.